La parola si fa segno: la comunicazione della fede nel tempo. È questo il tema scelto dall’Arcidiocesi di Benevento, sul quale le zone pastorali stanno riflettendo, ognuna ponendo in evidenza un’opera d’arte del proprio territorio, dalla quale partire per un itinerario educativo.

Così, i rappresentanti delle parrocchie della zona pastorale Tammaro si sono incontrati l’1 maggio, a Colle Sannita, dopo aver scelto come icona la statua della Madonna della Libera.

I partecipanti, accolti dal vicario foraneo don Sergio Rossetti, dopo aver recitato insieme il santo Rosario, hanno avuto modo di apprendere la ricchezza della statua, spiegata, per l’occasione, nei suoi dettagli.

L’itinerario educativo parte dai titoli attribuiti a Maria, che si ritrovano sul manto. Si parte da Mater divinae gratiae (che rimanda alla Madonna delle Grazie, patrona del Sannio), per poi ritrovare: Mater purissima, Mater Castissima, Mater inviolata, Mater boni consili, Mater creatoris, Mater salvatoris, Virgo prudentissima, Virgo praedicanda, Virgo potens, Virgo fidelis, Speculum iustitiae, Sedes sapientiae.

Vengono poi indicati altri segni a decorazione. Ritorna la rosa, che ricorda i beati che nella rappresentazione di Dante formano la rosa mistica del Paradiso; il monogramma formato da M e A; il giglio, simbolo di Gesù; le fasce d’oro sul rovescio; la veste d’oro lavorato.

L’attuale statua fu commissionata a Roma, da don Donato Pilla, nel 1912, a seguito dell’incendio che bruciò l’originale.

Quando si guarda con devozione alle statue della Madonna (e dei santi), il rischio dell’idolatria è presente. Il pericolo viene evidenziato, sottolineando, appunto, che si tratta di un segno, quindi di qualcosa che rimanda ad una verità, ma non è la verità. In questo caso, nel segno abbiamo rappresentato il mistero della salvezza.

L’incontro è terminato con l’intervento di don Antonio Cerrone, parroco in Circello, che ha approfondito la teologia mariana, sottolineato la provenienza di Maria dalla stirpe sacerdotale e, quindi, la ricchezza del sacerdozio universale di tutti i battezzati. Ha poi aiutato a riflettere sulle parole dell’Ave Maria, facendo notare come, questa semplice preghiera, che non solo tutti sanno recitare, ma che anche le persone più semplici comprendono, sia una sintesi perfetta della teologia cattolica. Inizia con riferimenti biblici, per recuperare categorie proprie della tradizione teologica e terminare con la verità sull’uomo che si riconosce peccatore.

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