Il consumo di alcol per l’Istituto Superiore di Sanità
Il consumo di alcol è un fenomeno sociale complesso che, in Italia, varia notevolmente in base alle aree geografiche. Come per la ludopatia, i luoghi interni della Campania e, in particolare, il Sannio e l’Alto Tammaro, presentano caratteristiche proprie anche per quanto riguarda il bere che, in queste zone, diventa un tratto proprio della cultura locale.
Sembrerebbe un gioco e, infatti, per molti lo è, soprattutto quando a decidere chi deve bere c’è un padrone di turno. Perché la “bionda”, nei paesi, non è la compagna di chi si sente solo, ma l’amica conquistata a carte e condivisa con gli amici, giusto per il gusto di escludere i “nemici”.
La birra, nei paesi, è sport, ma anche ricreazione, tempo libero e cultura! È prassi intrinseca nel quotidiano di tutti, al punto tale da non pensare neanche per un attimo che, forse, non passa giorno, anzi sera, dove non si resti al di sotto del limite moderato.
Allora, lungi da voler attaccare la popolazione tutta dell’Alto Tammaro, come Centro d’Ascolto che supporta anche chi fa abuso di alcol, vogliamo solo informare la comunità su cosa dice l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) circa il consumo di birra … e non solo.
Il criterio di misura è l’unità alcolica (UA) che per l’ISS corrisponde a 12 grammi di etanolo, pari alla quantità contenuta in una lattina di birra di 330 ml, un bicchiere di vino di 125 ml, un bicchierino di liquore di 40 ml.
L’ISS, in base a questa misura, dice che affinché il consumo di alcol sia moderato, per gli uomini non deve superare le 2 UA al giorno (2 lattine da 33 cl. di birra) e per le donne 1 UA (1 lattina da 33 cl.). Attenzione, però, che qui si parla di birre classiche, con grado alcolico al di sotto di 5% vol.
Quando si superano queste soglie, l’Istituto Superiore di Sanità parla di consumo abituale elevato. Quindi, che nessuno si senta chiamato in causa. Semplicemente informiamo che, per l’ISS, principale centro di ricerca, controllo e consulenza tecnico-scientifica in materia di sanità pubblica in Italia, chi beve più di due lattine di birra al giorno (66 cl.) sta eccedendo e può considerarsi a rischio.
Ancora, l’ISS mette in guardia dall’assunzione di birra (e altri alcolici) fuori dai pasti. A digiuno, infatti, l’eccesso di alcol determina livelli più alti di alcolemia, provocando diversi effetti nocivi anche cronici.
“L’Organizzazione Mondiale della Sanità – scrive l’ISS – elenca il consumo fuori pasto tra i fattori che determinano un aumento della mortalità”.
Una sfida senza esclusione di colpi
Le comunità delle aree interne possono e devono affrontare la sfida legata al consumo di alcol.
Il Ministero della Salute ricorda che i sindaci sono i primi responsabili della salute e del benessere dei cittadini. Accogliere i dati che arrivano dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per loro è un dovere istituzionale oltre che morale.
La Chiesa pone in evidenza la situazione a volte di pre-abbandono dei parroci di campagna, dove l’impegno a favore del benessere integrale della persona implica la cura per sé stessi.
E ancora, la Legge si rivolge ai negozianti, prima ancora che alle forze dell’ordine, con l’art. 691 del Codice Penale che recita: “chiunque somministra bevande alcooliche a una persona in stato di manifesta ubriachezza è punito con l’arresto da tre mesi a un anno. Qualora il colpevole sia esercente un’osteria o un altro pubblico spaccio di cibi o bevande, la condanna importa la sospensione dall’esercizio”.
Ancora, le amministrazioni comunali, i servizi sociali, l’Unità Operativa Semplice Dipendenze Patologiche di zona, il Dipartimento di Salute Mentale, i Centri d’Ascolto, le parrocchie, l’associazionismo finalizzato al benessere fisico e alle attività sportive, etc. etc. … tutti luoghi di accoglienza, informazione, prevenzione con i quali ogni persona di buona volontà potrebbe dialogare e collaborare.
Lo sviluppo delle aree interne, allora, passa anche attraverso la riflessione sul consumo di alcol. Un fenomeno complesso, influenzato da una serie di fattori culturali, sociali ed economici. Comprendere queste dinamiche è fondamentale per definire politiche sociali integrate, finalizzate al bene comune e al benessere di ognuno.
Il Centro d’Ascolto invita, chiunque avesse la percezione di avere problemi con l’alcol, a contattare gli enti locali preposti e/o le realtà impegnate sul territorio. Nelle piccole realtà è anche più semplice, poiché l’istituzione è rappresentata da persone disponibili e a portata di mano. Così, ancora una volta, la rete sociale potrà fare la differenza.